sabato 5 aprile 2014

Poggio Bracciolini e le sue "Facezie": quando ancora i fratelli Vanzina non esistevano

Ciao a tutti quanti e benvenuti ad un nuovo articolo! Questa volta niente ringraziamenti (non ho sinceramente voglia e tanto nemmeno voi) e, quindi, passiamo a introdurre subito il nostro primo autore di questo soleggiato aprile: Poggio Bracciolini (1380 d.C.-1459 d.C.)!

Prima di vedere che cos'ha fatto nella sua vita quest'uomo dal nome che tradisce il sadismo dei genitori concentriamoci sul gruppo di intellettuali in cui viene di solito catalogato: gli umanisti. Il XV secolo (il 1400 per intenderci) è un secolo molto particolare dal punto di vista culturale. Infatti a cambiare non sono solo le idee e le convinzioni dei vari studiosi ma viene a modificarsi tutto il modo di vedere la realtà e l'universo con lo sviluppo di un pensiero più critico e cosciente delle proprie possibilità intellettuali. In parte questa cosa l'avevo già spiegata qui nell'articolo sulla magia e, quindi, per il discorso sulla nuova visione antropocentrica in contrasto con quella vecchia teocentrica vi rimando lì: se invece siete così sicuri di ricordarvi e sapere tutto procedete pure con me! Gli studiosi, quindi, cominciarono a pensare con una testa loro e non più seguendo solamente quello che diceva la Bibbia o il Papa e scoprirono un qualcosa di strano che non tutti sapevano di possedere: la ragione (sì, ce l'avete pure voi, non spaventatevi, basta usarla).

Ora, bisogna però dire che di questa loro scoperta non conveniva che gli altri venissero a conoscenza, soprattutto se erano vestiti di nero e predicavano tutte le domeniche nelle chiese. Infatti, ciò che diceva agli umanisti il Vangelo (che l'anima è immortale, tanto per dire), la ragione subito diceva che non era vero (l'anima muore con il corpo in questo caso come la sintassi con questa frase). E ripeto, dire queste eresia in modo troppo esplicito non conveniva se non si voleva essere arrostiti come castagne sul fuoco d'inverno (cosa che invece accadde a Giordano Bruno qualche tempo più in là). E quindi, che fare? La voce della ragione d'altra parte era molto forte, difficile non sentirla! E fu così che i signori umanisti allora escogitarono un bel trucchetto che, riassunto brevemente, potrebbe suonare come: <<Sì, è vero, la ragione mi sta dicendo proprio questo, ovvero che l'anima è mortale, ma sulla Bibbia c'è scritto il contrario e allora do ascolto a lei... cero che però la ragione... ma fa niente, non pensiamoci!>>. Questo atteggiamento che può sembrare (e in una certa misura è) ipocrita in realtà era l'unico espediente con cui diversi celebri studiosi, come anche il nostro Poggio Bracciolini, potevano salvarsi dalle fiamme del barbecue.

Sulla condotta morale del nostro autore però in molti si son espressi e, spesso e volentieri, con pareri non proprio positivi: c'è chi dice che fosse una persona viscida e terribile che, potendo, avrebbe rinnegato del tutto la fede ma che, nonostante ciò, continuava a lavorare per il Papa (o, meglio, per uno dei Papi ma non entriamo nel dettaglio storico) mentre altri, tutto sommato, lo difendono anche se non completamente. Certo è che il buon Poggio non fu proprio uno stinco di santo ma, al contrario, ch'aveva un bel fuoco nelle mutande! Infatti nel 1436, a 56 anni, molla la donna con cui conviveva da tempo ( e da cui aveva avuto 14 figli, ma questo è un dettaglio) per sposare la giovane e freschissima diciottenne Vaggia (un nome un programma) e, a parte questi fatti di vita privata, seppe anche muoversi all'interno della curia papale presso cui lavorava abbastanza bene e senza farsi troppi scrupoli.

Infatti egli là lavorava come segretario apostolico (ma non ci interessa ora) mentre prima, dopo aver lavorato in diverse botteghe come copista di testi antichi (oltretutto è molto celebre ancora oggi per la sua calligrafia chiara e lineare dato che già molti testi antichi non li abbiamo, se poi quei pochi li scrivono pure male...) e come ricercatore di antichi manoscritti: infatti come un rinascimentale Indiana Jones andava in giro per le biblioteche a spolverare volumoni giganteschi, alcuni dei quali fondamentali per la cultura del tempo, tentando di tradurli e copiarli per portarli in salvo (infatti in quegli anni "Poggio Bracciolini e la Biblioteca Perduta" fu campione di incassi e ambiva a vincere dei premi anche per il festival di Avignone: peccato che proprio nello stesso periodo fosse uscito pure il documentario denuncia "Anagni: Storia di una Tragedia" che si portò a casa tutto). Il nostro autore di oggi abbiamo capito che quindi, più che per le opere letterarie, è noto come personaggio storico senza il quale la nostra cultura non avrebbe potuto evolversi come poi ha fatto grazie al sapere rinascimentale basato sulla riscoperta di alcuni testi classici che avrebbe acceso un vivace dibattito culturale.

Ed ecco che, quindi, è tempo di introdurre la sua opera di cui vi parlerò oggi: le "Facezie" ("Facetiae")! Queste non sono che brevi storielle piene di oscenità e volgarità e che venivano tramandate oralmente dalla parte più bassa del popolo e che furono messe per iscritto dal nostro Poggio in maniera molto particolare: infatti invece di scrivere in volgare, la lingua del popolo, decise di comporle in un latino aulico ed erudito, cosa che scandalizzò tantissimo i suoi contemporanei e i critici letterari anche nei secoli successivi. Infatti c'era la netta convinzione che opere basse e poco importanti dovessero essere scritte in volgare, la lingua del popolo, mentre i trattati e i saggi dei letterati dovessero riprodurre un latino stilisticamente perfetto simile a quello degli autori dell'antica Roma: l'influenza di Dante, Boccaccio e poi Petrarca, che per primi iniziarono a usare la lingua popolare per comporre opere erudite, non fu sufficiente a far cambiare idea alla maggior parte dei dotti che nel 1400 faticavano ancora ad utilizzare questo linguaggio, e, effettivamente, non a torto. Ancora non era stata codificata una vera e propria lingua (ancora nell'Inghilterra del 1500, che ha una tradizione linguistica più solida della nostra, gli stessi autori non firmavano mai col loro nome scritto sempre nello stesso modo: Marlowe era Marlow a volte o Maerlowe e così via) come l'italiano oggi, ma al contrario esistevano tantissimi dialetti e i precedenti tentativi (Marco Polo, per dire, sembra scrivere come un bambino di prima elementare) non erano proprio soddisfacenti. Inoltre Poggio, affrontando argomenti così scabrosi, "imbrattava" il latino classico che narrava di coraggiosi eroi e caste fanciulle. Il suo intento era però un altro: dimostrare che il latino poteva essere usato in qualunque contesto ed era talmente perfetto da suonare bene anche se narrava di sesso e di cacca (sì, proprio di cacca).

I temi di queste facezie (che non ho letto integralmente) sono molto vari: per lo più sono risposte argute che lasciano spiazzato l'altro o storie di tradimenti e equivoci ma tutte esclusivamente con elementi osceni a sfondo sessuale o escatologico (facevano battute sulla cacca come nei cinepanettoni dei fraelli Vanzina per farla breve) mentre altre ancora ci presentano quadri tragici di amanti non corrisposti o poveri contadini che muoiono in miseria (troppa allegria fa male). In ogni caso si tratta, come già accennato, di storielle di tradizione popolare che sono state tramandate in forma prevalentemente orale: non troviamo quasi mai, nella storia della letteratura precedente, esempi di autori che ce ne hanno tramandate anche se, nell'antica Roma, esistevano diverse raccolte di queste storielle (chiamate "Fabulae Milesiae") che però a noi non sono giunte ma, non per questo, Poggio Bracciolini non poteva possedere qualche codice o testo manoscritto che ne riportasse (se qualcuno ritrovasse in giro la concordanza dei verbi di questa frase non esiti a farsi avanti, grazie).

Mi limiterò però, per problemi di tempo e di noia (a fine capitolo vi spiego il perchè) a riportarvi una sola storiella, come esempio di quanto detto fin'ora, per poi lasciarvi. Quest'opera è un insieme disomogeneo di storielle che, alla lunga, potrebbero pure rivelarsi simili e ripetitive e, inoltre, non vedo perchè riportarvene a palate: ne bastano veramente una o due, non di più!

63- Risposta di una Pisana
Sambacaria di Pisa era una donna pronta a rispondere. Una volta un istrione le si avvicinò, per prenderla n giro:
-Vi saluta, disse, il cazzo di un asino -.
Allora la pisana, prontamente:
-Uè, disse, sembri proprio uno dei suoi coglioni! -.
E, detta questa battuta, se ne andò.

E così eccoci giunti alla fine! <<Ma come, di già? Perchè è durato così poco l'articolo?>> potrebbe dire qualcuno di voi e, devo ammettere, a ragion veduta. Il fatto è che del signor Poggio Bracciolini e della sua opera sto scrivendo proprio in questi giorni anche per il lavoro che sto facendo per l'università e, molto semplicemente, su quest'opera avrei diverse cose da dire ma che, senza nemmeno una minima infarinatura su che cosa possa essere il diritto popolare e cose simili, voi fatichereste a capire e non c'è nè lo spazio nè il tempo ora (e nemmeno la voglia). E quindi, insomma, spero possiate capire, e perdonarmi, se non eiaculi gioia nello scrivere per l'ennesima volta di quest'autore. Inoltre non è l'unica brutta notizia che vi do: questo libro è assolutamente INTROVABILE! Ebbene sì, è forse il mio primo convinto e volontario prestito da una biblioteca (quella universitaria per di più) e, anche così, quella a mia disposizione altro non è se non una raccolta antologica minuscola a cura di Francesco Capriglione del 1978 per la casa editrice Edital (inutile dirvi che nemmeno c'è su il prezzo). Quindi che dire se non un "mi dispiace tanto ma questo libro probabilmente non lo leggerete mai?

Sinceramente spero che anche questo articolo vi sia piaciuto! Solo ora mi accorgo di avervene parlato in modo molto generico ma, scusatemi la finezza, ne ho pieni i coglioni di ste "Facezie" (sì, lo detto, va bene? Contenti? Eh? NO? NO?)!! In ogni caso volevo dedicare questo brano alla biblioteca che mi ha fatto compilare mille mila moduli prima che potessi anche solo sfiorare questo libretto (non troppo comodo, mi raccomando, il servizio bibliotecario)!

E la prossima volta? Basta parlare di antichi barbuti noiosi, è tempo di passare a qualcosa di moderno ma, non per questo, meno sorprendente! Intanto qua sotto vi lascio anche il link, oltre a quello dei canali con cui seguirmi, di un piccolo articolo che ho scritto per un altro blog sulle differenze tra la "Storia Vera" di Luciano di Samosata (di cui parlo qui) e il manga One Piece! Ci vediamo settimana prossima, nel frattempo se volete commentate o, ancora meglio, godetevi il sole!

Articolo per il blog "I Don't Know"
Pagina Google Plus

Pagina Twitter

Nessun commento:

Posta un commento