sabato 31 maggio 2014

Collana i "merdalavori", ep III: vita, morte e miracoli di Mary Shelley (2): papà?

Ed eccoci all'ultimo capitolo di questo soleggiato maggio (veramente, come lo puoi chiamare un mese? Tanto qualunque aggettivo ci sta malissimo...). Comunque, come potete vedere dal titolo, oggi prendo due ragazze con una tazza due piccioni con una fava (e non in senso zoofilo, maialoni): Mary Shelley e merdalavoro! Era dal "Castello di Otranto" di Walpole che non prendevo in mano una spazzatura simile, sarà bello riempire ancora una volta di insulti tutta la pagina! L'opera di oggi si intitola "Matilda" ed è, forse, uno dei romanzi della Shelley meno famosi di sempre (e c'è un perchè). Però, prima di parlare dell'opera in sè, continuiamo il nostro viaggio con i coniugi Shelley che avevamo lasciato a villa Diodati in compagnia di Byron, Polidori e la sorellastra di Mary, Claire. Casomai vi foste persi il primo brano su questa strana compagnia e sul "Frankenstein" vi rimando all'articolo chè, senza di questo, non ci capite (forse) una mazza.

Allora, dunque, nel 1816 Mary, Percy e Claire, dopo aver passato l'estate a Ginevra come abbiamo visto, dopo aver fatto ancora qualche minimo giretto (ricordiamo che in quel periodo nacque a Napoli un bel bambino con cognome Shelley che, certamente, non poteva essere Mary ad aver sfornato. Percy, Claire, ci dovete dire qualcosa?) se ne tornarono in Inghilterra perchè, come si sa, i soldi ad un certo punto finiscono per tutti, anche per gli eroi romantici. Ed ecco che, arrivati a casa, ecco la prima delle magnifiche sorprese: la ex moglie di Percy, "quella che non capiva la poesia e quindi si meritava di essere mollata con due figli sul groppone in mezzo all'Irlanda", si era suicidata! Colpi di scena e tanta gioia per un cazzo di nessuno perchè il povero Percy, cucciolo, ci rimase molto male (solo adesso però, eh, Percy!). Dopo due anni, nel 1818 (1816+2=1818) decisero di tornarsene in Italia dove morirono i loro due figli, Clara Everina e William (il primogenito già era morto in passato, questi sono il secondo e il terzo che mamma Mary scodella per papà Percy a 21 anni. E bravi ragazzi!). Così Mary e Percy trascorsero qualche anno nell'Italia centrale fino al 1822 quando lui, che stava tornando in barca con alcuni amici (probabilmente ubriachissimo e strafatto) da La Spezia, naufragò e morì annegato (ma con quanto pathos non vi dico questa cosa? Che suspence, eh?). Il corpo, a parte il cuore che venne conservato da Mary (che cosa romantica) venne cremato a Viareggio sotto gli occhi di un triste Byron che, per caso, si trovava lì (allora, se riesco a mettervi la foto del quadro direttamente qua vuol dire che ho vinto una grande battaglia contro la tecnologia, altrimenti con un sorrisetto sarcastico accettate la mia sconfitta di fronte al progresso).
Percy che brucia con Byron e gli altri che piangono mentre io rido perchè sono riuscito a fare tutto ciò
A questo punto che fare? Mary, senza troppi soldi o possibilità di farne su altri in Italia (non era dell'umore per prostituirsi, magari qualche anno prima avrebbe anche potuto accettare) fece i bagagli e se ne tornò col figlio Percy Florence (l'ultimo e l'unico dei figli della coppia a sopravvivere: che culo!) in Inghilterra dal padre Godwin che non è che la vedesse troppo di buon occhio ma, si sa, i genitori sono pur sempre i genitori. E così, per procurarsi di che mangiare, Mary iniziò a scrivere, l'unica cosa che sapeva far bene (oltre a servire chinotti al bar). Scrisse molto, non ho letto tutto, ma, subito, nel 1819 compose il libro di questa settimana: "Matilda".

Questo romanzo epistolare (ovvero scritto sotto forma di lettera) diviso in due parti tratta di un tema molto particolare e, per alcuni, assolutamente tabù: l'incesto e, in particolare, il rapporto padre-figlia. La trama è riassumibile in poche parole: una certa Diana ha una figlia con un signore di cui non sappiamo il nome e muore di parto (Diana non la bambina e nemmeno il signore). Il padre, che non pensa di essere un buon padre (ed effettivamente non è un buon padre), spedisce la bambina in campagna da una sorella brutta e antipatica che, del tutto indifferente alla piccola, dopo 16 anni che la tira su diciamo che qualche disturbo glielo lascia ignorandola quasi completamente. E infatti la giovane (e ripeto sedicenne) Matilda (questo il nome, preso da quello della protagonista de "I misteri di Udolpho" della Anne Radcliffe di cui vi parlerò e non bene) isolata da tutto e da tutti, sola con la simpaticissima zia, soffre di una specie di depressione perchè pensa che nessuno possa volerle mai bene. Ma ecco che, un bel giorno, viene a farle visita un signore che, poco dopo, si scopre essere il padre di Matilda il quale, dopo appena sedici anni, è riuscito a farsi coraggio e a ricongiungersi con la figlia abbandonata quasi a sè stessa per tutto questo tempo (oh, ognuno c'ha i suoi tempi, lui ci ha messo solo 16 anni, diamogli tempo!). All'inizio sembra andare tutto benissimo e i due scherzano, giocano e si ritrovano, diciamo. Poi, però, il cambiamento: il padre inizia a essere scostante, lontano e distaccato e la ragione è presto chiara: egli si è innamorato della figlia in cui vede la reincarnazione della moglie morta (no ma tutto normale, tranquillo!). Dunque il padre, prima di buttarsi con un tarello gigantesco sulla figlia e sventrarla a colpi di cappella dopo 16 anni di astinenza, decide di scappare via. Ovviamente Matilda, che un po' comunque ci sarebbe stata, lo segue ma ne perde le tracce perchè il buon padre riesce a suicidarsi prima che lei possa raggiungerlo. Allora inizia la seconda parte del romanzo, quella in cui si isola dal mondo ma inizia a fare amicizia con Woodville (personificazione del suo Percy), un giovane ragazzo che le va dietro, ma il tutto, come sempre, troppo tardi: lei si ammala e muore di tisi. Fine.

Dunque, vediamo bene insieme perchè, in fin dei conti, questo romanzo fa abbastanza cagare. Come vi sarete accorti la trama è veramente delle più insulse: la solita serie di coincidenze fortuite e forzatissime che, però, aprono ad un tema che potrebbe sembrare interessante. Perchè uno (soprattutto se stronzo come me) dice "Sì cazzo, finalmente qualcosa di particolare, di nuovo, di provocante! Ci voleva un argomento del genere per aggiungere un po' di sostanza a una storia d'amore noiosa come le altre!" e poi, quando c'è da passare all'azione, ai fatti, alle grandi decisioni... niente! Assolutamente nulla! Lui parte, lei lo rincorre e stop. Sul serio questa è la profondità che mi proponi sul tema dell'incesto Mary? Veramente? Nemmeno un bacio dato di sfuggita, una carezza o un minimo atto fisico? E poi non è che i personaggi ci riflettano troppo su quello che fanno, non ne parlano o altro tra di loro, non interagiscono, come se vivessero in mondi separati! Quindi tu mi butti su un piatto d'argento l' INCESTO e poi nulla? Nemmeno un ragionamento? Cazzo, a sto punto me ne torno a De Sade che, almeno, per quanto folle, una giustificazione me la dà, tu manco lo affossi. E poi, a proposito di reazioni umane sballate, cosa fa Matilda quando sa del padre morto? Niente, vive chiusa in sè stessa e non ci prova nemmeno a conoscere gente o a fare cose! Posso capire il lutto e tutto quanto ma, Mary, ascolta, quando succede una cosa così, quando? Solo coi malati di mente, sì, quello te lo posso riconoscere, ma di solito si cerca di affrontare il dolore o di interagire con persone...

Altra cosa che non ho apprezzato è lo stile artificioso e poco convincente, come se nemmeno lei fosse sicura di quello che stava scrivendo. Che poi, come storia, nemmeno è originale, ma nel vero senso del termine! Infatti non fa altro se non sviluppare il canovaccio di un'opera incompiuta della madre Mary (sì, quella che è morta di parto. Sì, quella sulla cui tomba Mary e Percy hanno trombato quando lei era appena diciassettenne, proprio lei). Ma quest'opera, fortunatamente per i suoi contemporanei, non fu mai pubblicata. Infatti, a chi pensate che l'abbia fatta leggere prima, per sentire un parere? Ebbene, fu abbastanza stupida, perchè qui si parla di stupidità, da consegnarla al PADRE!!! Cioè, tu scrivi un romanzo che parla di un rapporto incestuoso tra padre e figlia e tu a chi lo fai leggere? A TUO PADRE??? E cosa vuoi che ti dica, che è un bellissimo romanzo? Vuoi che ti inviti a pubblicarlo o vuoi che te lo stracci invitandoti a buttare tutto nelle fiamme? Eh? Secondo te Mary?

E niente, quindi direi che non c'è poi molto altro da aggiungere! Questa volta non è che mi sono lanciato ad insultare il libro in modo incredibile non perchè faccia meno schifo degli altri (anche se perlomeno sono riuscito ad arrivare alla fine) ma perchè è come un pezzo di tofu cucinato dal miglior chef del Giappone e condito con tantissime spezie particolari e rarissime: puoi aggiungerci tutti gli ingredienti del mondo, puoi prepararlo in tutti i modi possibili, ma il tofu saprà sempre di nulla, non cambierà mai sapore! Poi figurati se la spezia che c'è sopra mi dici essere paprika del Mozambico (per dire, non so se nemmeno ce l'hanno la paprika in Mozambico) e, invece, si rivela essere peperoncino del Carrefour! E così, questo romanzo, puoi provare ad inserire l'incesto come tema di fondo (oltretutto presentato benissimo ma trattato malissimo) ma rimane comunque un romanzo anonimo e fatto di emozioni accennate e molto mal presentate. Non è che contenga stronzate a valanga come nel "Castello di Otranto" o l'"Anti-Justine" (di cui parlo qui e qua, per dire): è uno di quei libri che, una volta letti, vorresti riportare in libreria per chiedere indietro il tempo che hai sprecato leggendolo.

Fortunatamente questo romanzo penso si trovi solo per l'editore Marsilio a ben 15€
Wanted: dead or alive. 15€ reward!
e io sono riuscito a recuperarlo solo per puro caso in una libreria che, dato il breve articolo, finalmente posso pubblicizzarvi! La libreria si chiama Bastogi e si trova ad Orbetello, in Toscana. Perchè questo elogio alla libreria Bastogi di Orbetello? Premettendo il fatto che, probabilmente, non sanno del blog nè di questa pubblicità, mi sento di incoraggiarvi, se passate da quelle parti, a farci un salto perchè è la prova che in una piccola libreria (perchè il negozio non è ampio) ci possono essere tanti, tantissimi libri e, soprattutto, di qualità! Non troverete le 80 copie di "Frankenstein" come in qualunque Feltrinelli per riempire lo spazio ma, guardandovi in giro, potrete trovare lavori minori, opere particolari e, molto probabilmente, di quello che state cercando anche voi! Vi allego, sotto, il link alla loro pagina su facebook e, personalmente, penso siano dei bravissimi ragazzi che mi hanno sempre aiutato anche a cercare opere decisamente improbabili, disponibili e pazienti!

Quest'articolo so che non è dei migliori ma il libro, come avrete capito, non è che dia grandissimi spunti e, soprattutto, in questo periodo, ho qualche problema a scrivere al computer. Questo non perchè faccia fatica a premere i tasti ma, dato che devo lavorare per l'esame di martedì tutto il giorno davanti a questo schermo, capite bene anche voi con che gioia io mi possa mettere a scrivere la sera sempre qui a computer. Inoltre avrei potuto saltare questo sabato, allora, ma ci tengo veramente tanto a fornirvi un articolo, anche se meno curato, in modo regolare!


Detto questo, che si fa settimana prossima? Mi piacerebbe che anche voi mi indichiate qualcosa, io sono qui apposta! Pensavo o di iniziare una nuova collana oppure di portare avanti qualche discorso lasciato a metà prima, voi che ne dite? Voglio assolutamente sapere di cosa volete che vi parli! Per ora buon weekend e a sabato prossimo, aspetto e accetto proposte!

2 commenti:

  1. Ciao! So che deve essere un'impresa non da poco, ma parlare dell'Orlando Furioso di Ariosto? :))

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  2. Apprezzo moltissimo l'Illuminismo e mi piacerebbe se tu decidessi di scrivere qualcosa su Voltaire :)

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